Non è mai la prima volta

Siamo a metà vacanza, la prima in vela, la prima al comando.

Dopo aver coperto, quasi sempre a vela, le miglia che ci separano da Molo Aeroporto – Lega Navale di Sestri Ponente, ci godiamo un meritato riposo sull’isola di Porquerolles.

Uno Stag 29 spinto da un Lombardini entrobordo con pochi cavalli, non permette certo di navigare a motore. 

E questa è la prima lezione che ho imparato: il vento va cercato. 

Siamo 5 ragazzi, sono gli anni ‘80 ed i motivi per divertirsi in spiaggia non mancano, ma la voglia di vela è tanta e così, lasciati gli altri tre al sollazzo delle francesine, esco a tirare due bordi con Corrado.

Classica giornata di Mistral, vento teso, cielo azzurro e spruzzi di sale sono il viatico di due giovani neopatentati.

Al momento di rientrare, scendo sottocoperta per aprire la presa a mare del motore ed incorro nella mia prima avaria.

Il metallo, corroso da correnti galvaniche, si trancia di netto e lascia spazio allo zampillo di Moby Dick , uguale a quello dei fumetti!!!

Come fermare quel flusso d’acqua, come evitare di andare a fondo? E’ un attimo.

Stracci e manico di martello. Non è stagno, ma tiene.

Quindi di nuovo su le vele e dopo una serie di bordi adrenalinici entriamo a vela in porto e puntiamo sul pontile del distributore ‘rubando’ il posto ad un due alberi che a fatica manovrava a motore e che credo ci maledica ancora oggi.

Altra rapida sequenza: ormeggio a vela, salto in banchina, ingresso nell’ufficietto del benzinaio, autoprelievo di busta con coni turafalle e finalmente falla turata. Da quel giorno ho imparato che i coni turafalle in francese non si chiamano bouchon, ma pinoches e che bisogna sempre averli in barca.

Neanche un attimo di riposo, perché dobbiamo sloggiare.

Ma senza acqua per raffreddare il motore non ci possiamo muovere: quindi collegata la canna dell’acqua all’ingresso del motore, portata fuori e avvolta intorno alla chiglia perché non risalga e continui a portare acqua al motore, senza aiuti francesi si torna all’ormeggio.

Il giorno seguente, viste le richieste esose del cantiere locale, facciamo rotta verso la costa e dopo varie contrattazioni troviamo un gruista disposto, nella sua pausa pranzo, a tirarci su e lasciarci montare la nuova presa a mare. 

E poi, subito di nuovo in acqua.

Morale: in barca devi sapertela cavare!

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