Navigante commosso, genuflesso ai piedi della Vergine Maria con le tue membra stanche, Quanti colpi di mare dovette prendere la tua vita per così poche palanche. Sopra quell' onde che sembrano montagne anche la neve paria di vedere poiché d'aspetto reale niente avean d' umano e niente avean per essere tale. A casa non c'erano più lacrime amare, ne occhi per poter piangere in pace L'idrovora della disperazione più potente di tromba di mare l' imbrifero lago avea prosciugato Ricordo gli scritti dal capo del mondo, dove non nascean viole, ne pettirosso sostava sul ramo, come in questa lettera che credevi fosse l'ultima tua, non mancava mai la scritta " vi amo " Incosciente Vulcania che non credevi fossi per te l' ultimo canto delle balene e volevi continuar a giocar ancor da fanciullo e far capriole sull' onde, col tuo ventre disteso solo l' astro del cielo poté tanto affinché non giungesse la tua ora, qualcuno dall'alto aveva compreso Doveva essere smisurata la tua mano Madonna, per sostenere simil peso poiché l' altra da sempre sostiene il tuo frutto vicino al tuo seno. Madre immacolata apparsa sopra l'ultima nuvola sperduta il navigante ringrazia : per grazia ricevuta Giuliano Carro

Trascrizione di un ex voto nel Santuario di Nostra Signora di Reggio a Vernazza
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